Locomotive 1. Guccini e Zola.

 È straordinaria la coincidenza che lega la splendida, indimenticabile quanto entusiasmante Locomotiva di Francesco Guccini, all'ultima parte de La bestia umana, di Emile Zola. Una locomotiva lanciata a bomba contro l'ingiustizia, da un eroe che si può immaginare, come tutti gli eroi, giovane e bello; ma, presumibilmente, ed anche nell'immaginazione del nostra grandissimo Cantautore, il macchinista-eroe, che sogna di riscattare tanti soprusi subiti da lavoratori sfruttati e disprezzati dai padroni, era un uomo di circa trenta o trentacinque anni, esperto nella guida delle locomotive; di origini contadine, ma adattato alla città, anche in funzione del proprio lavoro. Di corporatura me lo immagino robusto, spalle larghe, non alto, mani un po' tozze,  rifinite dal lavoro; con difficoltà riusciva a togliere la nera fuliggine dal bordo delle unghie. Capelli castani tagliati corti, barba e baffi scuri che, sul lavoro, si coprivano della nera fuliggine prodotta dalla macchina a vapore. In città aveva acquisito e interiorizzato le idee di libertà e uguaglianza che allora iniziavano a circolare, soprattutto tra i giovani. Quando ne parlava a casa, i genitori non erano contenti, soprattutto la mamma. Eppure, il pensiero anarchico si stava diffondendo rapidamente nei paesi, nelle campagne.

Anche il protagonista de La bestia umana è un macchinista ferroviere; sposato con una giovane di cui è follemente innamorato, ma non allo stesso modo ricambiato, è un lavoratore infaticabile, puntuale, irreprensibile; ama la propria locomotiva, la cura,  ne parla con affetto come di una compagna fedele. Forte, energico, volitivo, capelli e barba ramata, viso largo, pelle rossastra. Robusto, braccia e mani grosse, forti, che incutono timore. Non è interessato alla politica: ogni suo pensiero è per la moglie. Ma una frase incauta di quest' ultima fa esplodere la violenza dell'uomo, e le conseguenze della sua vendetta costituiscono il seguito della storia, con la progressiva crisi del protagonista che si abbandona ad un progressivo degrado, sino all' autodistruzione. Nel finale, attimo per attimo, Zola ci rende spettatori della corsa sfrenata e folle della locomotiva che, alla testa di un lungo, affollatissimo convoglio, rimane senza guida: il protagonista e il suo aiutante,  divenuti rivali in amore per una donna di malaffare, ingaggiano una lotta furiosa, che finisce con la  morte di entrambi. Così la locomotiva, non piu' governata e dominata dalla mano dell'uomo, a velocità folle e crescente, va oltrepassando stazioni e stazioni,  tramutandosi in un mostro dalla furia inarrestabile.  


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